BLOG PERSONALE

Per ulteriori informazioni:

BLOG PERSONALE


whatsapp

Lo stile e la moda sono la mia passione.

info@mail.com | + 39 03922390

LA STORIA DI MASTRO TACCAGNO

Nel verde Eden, non quello eterno

ma un angolo di lusso ogni giorno,

dove ogni foglia è verde smeraldo puro,

e l'aria sa di un cambio euro-scuro,

si aggirano figure un po' strambe,

con portafogli cuciti alle gambe.

 

Non sono anime in pena, né dannate,

ma ombre di bilanci, ben calcolate.

Dante, pover'uomo, li mise in un girone

a spingere pesi con gran vocione.

Ma qui, nel nostro Eden assai bizzarro,

son condannati a un eterno battibecco ramarro.

 

C'è mastro Taccagno, con la giacca rattoppata,

che dell'elemosina ha fatto un'arte levigata.

"Guarda quel prato," mormora con furbizia,

"sembra erba vera, ma è pura pigrizia!

Con due spiccioli, un tosaerba affitto,

e a nero, si capisce, zero un fitto!"

 

Poi spunta la contessa, con perle finte al collo,

(le vere, si sa, dormono nel rotolo).

"Ho sentito," sussurra, "che le mele qui son

d'oro...

frutta a volontà? Che spreco, che storo!

Se le vendessimo al mercato più vicino,

faremmo un capitale, un tesoro divino!"

 

E l'ingegnere, con l'occhio bieco e attento,

calcola l'umidità, il clima, ogni momento.

"Questo fiume," proclama, "potrebbe essere una diga!

Energia gratis, senza una fatica!

E l'acqua, distillata, venduta a caro prezzo,

saremmo i re, altro che piccolo vezzo!"

 

Si guardano in cagnesco, l'uno con l'altro,

ogni sguardo un misurino di catasto.

La paura è un demone con zoccoli di velluto,

che ogni loro tesoro sente già perduto.

"Mi starai spiando, forse un mutuo al lato?"

"Quel fiore che hai colto, l'hai forse pagato?"

 

Sui rami, non uccelli, ma azioni che fluttuano,

e dalle nuvole, dividendi piovono.

Il sole è un lingotto, la luna un salvadanaio,

e il vento sussurra: "Investi, vecchio guaio!"

Non godono il profumo, né la fresca brezza,

ma solo il pensiero di qualche ricchezza.

 

Ma una voce flebile, un sussurro antico e saggio,

si insinua tra i calcoli, spezzando ogni disagio:

"Mastro Taccagno, dimmi, che senso ha una vita

vissuta nell'ombra, nell'ansia infinita?

Che gioia ti dà accumulare, privando te stesso,

mentre il mondo ti sfugge, ogni istante, in eccesso?"

 

"Le risate dei figli, i sorrisi sinceri e puri,

i momenti di pace, lontani da affanni e furori...

Non vedi che sprechi la vita, i tuoi anni migliori?

In un lusso di carta, intriso di falsi valori?

La tua famiglia, ignara del vero benessere,

condivide con te ogni inutile, amara tristezza."

 

"Svegliati, Mastro, dal torpore di un sogno malato,

dalle catene d'oro che ti sei forgiato.

Il vero tesoro non sta in un forziere nascosto,

ma nel vivere a pieno, senza un inutile costo.

Rifletti su questo, prima che il tempo sia vano,

e la vita ti sfugga, come sabbia di un granello in mano."

IL RITARDATARIO INCALLITO

C'è un'anima in fretta, che mai sta nel giusto,

il tempo lo insegue, lui ride con gusto.

Promette, s'affretta, con aria contrita,

ma sempre il suo arrivo, la norma ha tradita.

 

"Scusate il ritardo!" è il suo motto fedele,

un'ombra di scuse, un velo, una pelle.

Ma dentro, un tumulto, un segreto si cela,

un dramma infantile che ancora si svela.

 

Da piccolo, forse, in un mondo bizzarro,

mamma, una sfinge dal volto bizzarro,

diceva: "Aspetta! Non son pronta mai!"

e lui, sul tappeto, i minuti, i guai.

O forse papà, un marziano distratto,

volava tra stelle, in un mondo astratto,

lasciando il piccino col cibo già freddo,

e il cuore batteva: "Son forse uno scarto?".

 

Un incubo strano, una fiaba strampalata:

la fata turchina, un'ora ha aspettata

il principe azzurro, che mai era giunto.

E il bimbo, nascosto, ne fece un appunto.

O forse un giocattolo, un trenino rosso,

che sempre partiva, lasciandolo scosso,

senza un biglietto, né un posto per lui,

perso nel tempo, tra mille "non vuoi?".

 

E così, oggi, quando l'orologio lo chiama,

si desta nel petto un'antica fiamma.

La vergogna lo punge, un veleno sottile,

"son l'ultimo sempre, l'eterno imbecille."

Ma un lampo nel buio, un sorriso furtivo:

"No! Il mio arrivo è un momento decisivo!"

 

Nel suo ritardo, non c'è solo un difetto,

ma un trionfo segreto, un nascosto diletto.

"Attendano pure, le lancette che sfilano,

non sono più il bimbo che solo aspirava

a un gesto, a uno sguardo, a un semplice 'Ci sei!'.

Ora io decido i miei passi e i miei 'hey!'"

È la rivincita ardente, su attese mai finite,

su promesse mancate, su occasioni sfinite.

È il gran finale, lo show che si avvera,

l'ingresso trionfale che l'anima spera.

 

Un tocco di potere, un brivido acuto,

non più quel piccino, dal mondo escluso.

Adesso il suo passo è un'onda, un fragore,

e il mondo si ferma, col fiato nel cuore!

(anche se poi brontola, alza il sopracciglio,

lui sente l'eco di un antico giglio).

 

Ma poi, la colpa lo assale, un gelido abbraccio,

il prezzo da pagare, di ogni suo impaccio.

E l'eco del passato, un sussurro discreto:

"Se fossi in orario, saresti perfetto."

E il cerchio si chiude, la giostra riparte,

nel ritardo che è trauma, ma anche un'arte.

La messa in scena d'un dramma profondo,

nell'attesa, forse, d'un mondo più tondo,

o d'un tempo che, finalmente, sia solo per lui.

 

Ma il tempo che fugge, è un monito severo:

questo rincorrersi, non è un gioco vero.

Sei come un cane che la sua coda morde,

in un labirinto di nodi e di corde.

Ogni ritardo, un'altra ferita, sai,

che al bimbo ferito non dona mai pace.

 

La vittoria cercata, è solo un miraggio,

un'ombra che scappa, un amaro retaggio.

Ti stai facendo male, non vedi lo strazio?

In questo balletto che ti ruba lo spazio.

Se il filo d'Arianna ti sembra smarrito,

e da solo non esci da questo conflitto,

non temere la mano, la voce amica,

che ti guidi lontano da quest'ombra antica.

Chiedi aiuto, e il labirinto avrà un faro.

C'è luce oltre il tempo, c'è un sentiero più chi

 

RESILIENZA L'Arte di Non Crollare

Cos'è la resilienza? Non è un superpotere,

né un'armatura d'acciaio che fa ridere il dolore.

È più un elastico interno, un morbido bamboo,

che si piega alla bufera e poi si rialza su.

È quando il mondo frana, e tu, con un sorriso guasto,

ricostruisci il tuo castello... magari con del nastro.

 

Non è non sentire il colpo, l'onda che ti schiaccia,

ma avere un boccaglio d'aria mentre l'acqua minaccia.

È un'arte, un trucco, un ballo sotto il temporale,

sapendo che la pioggia, al fin, non può far male.

 

 

C'è chi la sorte bacia con questa gemma in tasca,

e di fronte a un muro insormontabile, non si stanca.

Se il capo gli dà un calcio, lui non piange e non si lagna,

ma pensa: "Oh, che trampolino! Che splendida montagna!"

Se l'amore lo tradisce, non si veste a lutto, nero,

ma annuncia: "Finalmente spazio per un nuovo intero!"

È un cactus nel deserto, che fa l'occhiolino al sole,

un gatto che atterra sempre, anche senza le parole.

La sua bussola interiore non si sballa mai,

e se piove, lui balla, non urla: "Guarda i guai!"

 

Poi c'è chi questa stella non l'ha mai vista accesa,

e a un sasso sulla strada, crolla ogni difesa.

Perde il treno? "Finita! Il mondo è contro me!"

Il caffè si rovescia? "Disastro! Perché proprio a te?"

È una torre di paglia che al primo soffio cede,

una farfalla in tempesta, che al vento non crede.

Ogni ombra è un mostro, ogni critica un macigno,

vive in un film drammatico, dove è sempre il bersaglio.

La sua rabbia è un vulcano che erutta senza freno,

la vendetta un veleno che si beve in pieno.

 

Ma qui si svela il trucco, un paradosso amaro:

questa "gemma in tasca" non è un dono raro.

Non nasce per magia, né scende giù dal cielo,

ma è un seme coltivato, un delicato anello.

E spesso, ahimè, dipende da quel nido primario,

se i genitori l'hanno avuta nel loro repertorio.

Se mamma e papà erano funamboli del cuore,

allora il bimbo impara, senza alcun timore.

Ma se l'infanzia è stata un campo minato e scuro,

come può un fiore crescere, senza un muro sicuro?

È qui la "non democrazia", il torto originale:

che un'abilità vitale non sia universale.

Non è scritta sui banchi, non è un teorema appreso,

ma un dono disuguale, spesso non compreso.

 

Oh, se uno Stato attento, con saggezza e con amore,

capisse che il futuro nasce dal profondo del cuore!

Non solo storia e algebra, non solo greco e latino,

ma l'arte di cadere e rialzarsi, fin dal mattino.

Dalla scuola materna, con giochi e con sorrisi,

psicologi e maestri, come dolci maestri incisi,

che insegnino l'empatia, la rabbia a non bruciare,

a trasformare il pianto in voglia di volare.

Imparare a nominare ogni emozione strana,

a non essere schiavi di una furia insana.

Che ogni bambino sappia, senza alcun privilegio,

che la vita è una corsa, non un eterno sortilegio.

 

Sia dunque il nostro sogno, un auspicio che non muore:

una società che cura non solo il corpo, ma il cuore.

Che distribuisca l'educazione emotiva, paritaria,

un balsamo per l'anima, una medicina rara.

Perché solo così fiorirà un benessere comune,

dove ogni cittadino sarà forte come un montone,

ma dolce come un fiore, saprà amare e perdonare,

e ogni caduta sarà solo un modo per imparare.

Un mondo dove la resilienza non sarà più un lusso,

ma il pane quotidiano, il nostro più grande flusso.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

LA STORIA DI MASTRO TACCAGNO

Nel verde Eden, non quello eterno

ma un angolo di lusso ogni giorno,

dove ogni foglia è verde smeraldo puro,

e l'aria sa di un cambio euro-scuro,

si aggirano figure un po' strambe,

con portafogli cuciti alle gambe.

 

Non sono anime in pena, né dannate,

ma ombre di bilanci, ben calcolate.

Dante, pover'uomo, li mise in un girone

a spingere pesi con gran vocione.

Ma qui, nel nostro Eden assai bizzarro,

son condannati a un eterno battibecco ramarro.

 

C'è mastro Taccagno, con la giacca rattoppata,

che dell'elemosina ha fatto un'arte levigata.

"Guarda quel prato," mormora con furbizia,

"sembra erba vera, ma è pura pigrizia!

Con due spiccioli, un tosaerba affitto,

e a nero, si capisce, zero un fitto!"

 

Poi spunta la contessa, con perle finte al collo,

(le vere, si sa, dormono nel rotolo).

"Ho sentito," sussurra, "che le mele qui son

d'oro...

frutta a volontà? Che spreco, che storo!

Se le vendessimo al mercato più vicino,

faremmo un capitale, un tesoro divino!"

 

E l'ingegnere, con l'occhio bieco e attento,

calcola l'umidità, il clima, ogni momento.

"Questo fiume," proclama, "potrebbe essere una diga!

Energia gratis, senza una fatica!

E l'acqua, distillata, venduta a caro prezzo,

saremmo i re, altro che piccolo vezzo!"

 

Si guardano in cagnesco, l'uno con l'altro,

ogni sguardo un misurino di catasto.

La paura è un demone con zoccoli di velluto,

che ogni loro tesoro sente già perduto.

"Mi starai spiando, forse un mutuo al lato?"

"Quel fiore che hai colto, l'hai forse pagato?"

 

Sui rami, non uccelli, ma azioni che fluttuano,

e dalle nuvole, dividendi piovono.

Il sole è un lingotto, la luna un salvadanaio,

e il vento sussurra: "Investi, vecchio guaio!"

Non godono il profumo, né la fresca brezza,

ma solo il pensiero di qualche ricchezza.

 

Ma una voce flebile, un sussurro antico e saggio,

si insinua tra i calcoli, spezzando ogni disagio:

"Mastro Taccagno, dimmi, che senso ha una vita

vissuta nell'ombra, nell'ansia infinita?

Che gioia ti dà accumulare, privando te stesso,

mentre il mondo ti sfugge, ogni istante, in eccesso?"

 

"Le risate dei figli, i sorrisi sinceri e puri,

i momenti di pace, lontani da affanni e furori...

Non vedi che sprechi la vita, i tuoi anni migliori?

In un lusso di carta, intriso di falsi valori?

La tua famiglia, ignara del vero benessere,

condivide con te ogni inutile, amara tristezza."

 

"Svegliati, Mastro, dal torpore di un sogno malato,

dalle catene d'oro che ti sei forgiato.

Il vero tesoro non sta in un forziere nascosto,

ma nel vivere a pieno, senza un inutile costo.

Rifletti su questo, prima che il tempo sia vano,

e la vita ti sfugga, come sabbia di un granello in mano."Lorem Ipsum dolor sit amet 

Rimani aggiornato con gli ultimi approfondimenti psicoterapeutici di Margherita Iavarone

20205_2afebb47e93b20dad7d4cc2ee1fa7ee6a940ea4c

Iscriviti alla newsletter per ricevere consigli utili sulla psicoterapia con Margherita Iavarone